In poche parole:
Gli squeri da sotìl di San Isepo, un gioiello storico da riscoprire.
Nel cuore del sestiere di Castello si possono trovare ancora i tezoni (tettoie) ottocenteschi realizzati secondo la tradizione veneziana, poi modificati per essere adattati alle moderne esigenze perdendo così quasi totalmente le strutture storiche.
Al centro del complesso si trovava lo spazio a cielo aperto con gli scali di alaggio e varo, ora reso coperto.
Per questo è importante ristabilire l’aspetto e la bellezza originali di questi squeri: per riportare alla luce la storicità e l’arte della carpenteria barcarola veneziana e per dare nuova vita a tutto il sestiere di Castello pieno di arte, storia, cultura e tradizione.

Il Progetto
il Centro di Valorizzazione degli Antichi Mestieri Tradizionali Veneziani dell’Acqua
Una nuova vita per lo squero grando: ristabilirlo nella sua forma originale e renderlo operativo, in modo da renderlo anche un laboratorio didattico per le vicine scuole nautiche e un’interessante aggiunta alla cultura veneziana.
4 Aree Per Valorizzare Gli Squeri
Il Tezòn Grando
Un grande edificio in muratura, con una superficie di circa 200 metri quadrati, che manterrà la sua destinazione produttiva originaria di cantiere navale.
Da ciò ne deriverà che saranno privilegiate le richieste provenienti da attività economiche che abbiano una relazione la più stretta possibile con l’ambiente lagunare: in pratica che si occupino di imbarcazioni.
Il Tezòn dele Arti - Laboratorio Didattico
Il laboratorio didattico offrirà agli allievi dei vicini Istituti «Cini» e «Venier» il luogo dove sperimentare le capacità manuali per il lavoro artigiano dello squerarol, del remer e del forcoler.
Il Tezòn dele Arti - Scuola di Voga Veneta
La scuola di voga offrirà a qualunque cittadino e ospite della nostra città, la possibilità di sperimentare la «cultura del remo», anche con il nolo di imbarcazioni tradizionali.
La Corte dello Squero
Verranno mantenuti lo scivolo di alaggio e varo in quanto funzionali all’attività didattica.
La realizzazione di un capanno renderà disponibile una stanza per l’accoglienza e una stanza per una piccola cucina adatta per incontri conviviali.
La parte di riva d’acqua della corte verrà utilizzata per le attività della scuola di voga e di escursione con barche a remi a nolo.

Gli Obiettivi
una rinascita per il turismo culturale a Castello
6 Traguardi Per Rilanciare Un Intero Sestiere
Rinascita degli antichi squeri e dell'arte carpentiera e calafata
La tradizione degli squeri è antica quanto Venezia, essendo questa città indissolubilmente legata all’acqua e quindi alle imbarcazioni per il trasporto: “barca xe casa” fu detto per secoli a Venezia, la barca è casa. L’etimologia del nome “squero” potrebbe essere legata alla parola dialettale squara, ossia la squadra, strumento di lavoro fondamentale. Secondo altre fonti, potrebbe derivare dal greco eschárion, cioè “cantiere”.
Quando a Venezia in passato si parlava di mestieri si diceva che erano Arti, intese come corporazioni, nel termine di origine medievale. Erano associazioni giuridicamente riconosciute dal governo della Repubblica, che raggruppavano tutti coloro che esercitavano lo stesso mestiere o professione. Coloro che lavoravano con varie mansioni negli squeri erano gli “squeraroli”, tra questi il falegname carpentiere e il calafato, la cui opera era un lavoro difficile e di precisione, tanto che anticamente ci volevano 8 anni di apprendistato per diventare “maestro calafato”.
Creazione di un importante centro didattico sulla maestranza veneziana
L’aspetto didattico ha il compito di generare un’interconnessione virtuosa fra il lavoro artigiano veneziano tipico dell’acqua e la platea del potenziale apprendistato giovanile rappresentato in prima istanza dagli allievi dei vicini Istituti a vocazione marinara: “Giorgio Cini” e “Sebastiano Venier”. Il supporto tecnico è assicurato dalle maestranze degli adiacenti squeri societari, dove si continua a praticare attività lavorativa sia per la parte motoristica navale che la costruzione/riparazione di imbarcazioni lignee. A queste due realtà saranno affiancate poi “su chiamata” anche quelle degli altri artigiani legati alla produzione di imbarcazioni: “remeri”, “forcoleri”, “fravi”, “tracciadori”, insomma tutto quanto sarà possibile per allargare l’orizzonte cognitivo e manuale delle nuove generazioni.
Rinascita della realtà del Fitabatele
L’aspetto culturale consiste nella reintroduzione del “fitabatele”, ossia la possibilità per i cittadini di noleggiare barche a remi tipiche veneziane per godere dell’esperienza della navigazione lagunare sostenibile, all’interno della rete dei rii e dei canali. A ciò si integra anche un percorso di apprendimento e di conoscenza dell’ambiente lavorativo dello squero veneziano, della tecnica di produzione delle differenti barche tipiche in legno, della loro tutela e dell’uso nell’ambiente lagunare.
Promozione della voga alla veneta attraverso corsi e manifestazioni
L’aspetto sociale è dato dall’offrire a chiunque lo desideri l’opportunità di imparare a vogare alla veneta, il primo passo propedeutico all’iscrizione presso una delle Remiere cittadine. Questa attività somma in sé un moderato sforzo fisico, un’inconsueta visione della città dall’acqua, una relazione costante con l’ambiente, un saggio del proprio grado di abilità nel condurre l’imbarcazione vogando nelle diverse postazioni. Oltre naturalmente alla disponibilità delle imbarcazioni tipiche veneziane, viene garantita la presenza di personale tecnico qualificato, in collaborazione con le Remiere cittadine.
Riqualificazione dei paesaggi urbani
C’è una Venezia incantevole, lontana dall’invasione di turisti: una Venezia che solo i veneziani conoscono e che permette di vivere un’atmosfera unica e irripetibile. È la cosiddetta “Venezia minore”, indispensabile per comprendere la città, la sua storia, i suoi paesaggi, ma soprattutto le persone autentiche che ci vivono. Un patrimonio dell’umanità che va salvaguardato, anche pensando al futuro e alla riqualificazione degli antichi luoghi del lavoro.
Conoscere il sestiere di Castello
Il “sestiere” è una delle sei zone in cui è divisa Venezia e questa partizione risale alle origini della città. Corrisponde al “quartiere” di altre città, che idealmente rappresentava la quarta parte dell’accampamento romano, schema ideale della costruzione di un gran numero di centri abitati in Europa.
Il sestiere di Castello è il più esteso della città e ha preso il nome da un fortilizio ormai scomparso attorno a cui si è sviluppata l’area nell’alto medioevo. Di grandissima importanza per la storia della città le Chiese di San Zaccaria e, più a nord, quella dei Santi Giovanni e Polo che accoglie le tombe di numerosi dogi. Larga parte di Castello è occupata da un’area che rivestiva un’importanza letteralmente vitale per la Serenissima: l’Arsenale di Venezia.

La Raccolta Fondi
euro da raccogliere in crowdfunding per far partire il progetto
I Gradini Più importanti
Totale netto stimato di € 603.000,00
Per la realizzazione del progetto sono stimati costi per un totale di circa 650.000,00 euro.
A norma di legge, vi sono comunque delle responsabilità in capo al Comune di Venezia quale nudo proprietario in merito alle manutenzioni straordinarie.
Il Tezòn Grando - € 270.000,00
- Demolizione superfetazioni. € 25.000,00
- Copertura tetto capannone (mq. 255 circa). € 45.000,00
- Gettata in cemento a sollevare la quota del pavimento (mq. 224). € 20.000,00
- Opere interne in muratura. € 90.000,00
- Opere di ponteggiatura. € 25.000,00
- Bagni, spogliatoio, docce. € 50.000,00
- Impianti. € 15.000,00
Sub totale “tezon grando” al netto IVA: € 270.000,00
Il Tezòn dele Arti - € 191.000,00
- Demolizione tettoria, soppalco interno e strutture metalliche di sostegno. € 25.000,00
- Copertura tetto capannone (mq. 255 circa). € 45.000,00
- Gettata in cemento a sollevare la quota del pavimento (mq. 196). € 16.000,00
- Opere interne in muratura. € 75.000,00
- Opere di ponteggiatura. € 15.000,00
- Impianti. € 15.000,00
Sub totale “tezon de le arti” al netto IVA: € 191.000,00
La Corte del Squero - € 142.000,00
- Demolizione tettoria, soppalco interno e strutture metalliche di sostegno. € 25.000,00
- Realizzazione di capanno in mattoni e legno (m. 9,00×5,00×3,5), a due vani. € 80.000,00
- Gettata in cemento a sollevare la quota del pavimento (mq.168). € 12.000,00
- Impianto (riciclo e depurazione) delle acque lavaggio scafi imbarcazioni. € 5.000,00
- Gru alaggio e varo. € 20.000,00
Sub totale “corte del squero” al netto IVA: € 142.000,00
Puoi contribuire anche tu direttamente al progetto facendo un bonifico al seguente iban, indicando come causale “donazione”:
IBAN bancario: IT50 D033 5901 6001 0000 0155 070
IBAN postale: IT64 L076 0102 0000 0001 4055 305

La Società
150 anni di storia e tradizione artigiana

La Società di Mutuo Soccorso fra Carpentieri e Calafati è stata fondata a Venezia nell’anno 1867 ed è riconosciuta quale la più antica tra le associazioni oggi esistenti in città.
Erede morale delle antiche schole picole, sodalizi che ai tempi della Serenissima Repubblica riunivano fra loro gli artigiani appartenenti alla medesima “Arte” e, nel nostro caso, anche le varie categorie di arsenalotti (operai dell’Arsenale), ovvero la schola dei Calafai a l’Arsenal e la schola dei Marangoni da nave.
L’attività principale, la mutua assistenza, si basa sulla condivisione delle risorse che vengono messe a disposizione dai singoli iscritti attraverso il versamento annuo del contributo mutualistico.
La centenaria società possiede anche un santo patrono: San Foca, protettore dell’antica Arte dei Calafai de l’Arsenal.

La Storia
Dall’arte squerarola alla chiesa di San Isepo, tra barche e santi
Gli squeri da sotìl di San Isepo, 800 anni di storia alle spalle.
Gli storici squeri di San Isepo
Dal 1300 costruiscono barche di piccola e media grandezza nel sestiere di Castello.
Gli squeri sono conosciuti con il nome dalla vicina chiesa di San Isepo, veneziano per San Giuseppe Sposo della Vergine.
Gli squeri tradizionali sono di regola costituiti da uno scoperto di terra battuta digradante verso l’acqua per il varo e alaggio delle imbarcazioni, mentre le costruzioni si svolgono all’interno di una teza (capannone ligneo, impostato su pilastri di cotto), talvolta associata ad un piano superiore destinato ad abitazione dello squerariol.
L’attenta conservazione di questi ormai rarissimi manufatti di “archeologia produttiva” e di notevole pregio etnografico-ambientale, è di vitale importanza per lo studio della storia e per la sopravvivenza stessa di Venezia patrimonio dell’Umanità.
Castello, sestiere di barche e artigiani
È una delle zone più verdi di Venezia ed è famoso per essere sede dell’imponente Arsenale, fulcro dell’industria navale della Repubblica di Venezia. Al suo ingresso si possono notare quattro maestosi leoni di pietra, i quali secondo la leggenda, nel novembre del 1719, presero vita durante alcune notti di tempesta, tanto da indurre gli abitanti della Serenissima a credere che il luogo fosse magico.
Naturalmente una industria importante come l’Arsenale, portava con sé l’esigenza di avere nelle vicinanze tutta una serie di servizi artigianali che collaborassero alla realizzazione e completamento armatoriale delle potenti navi veneziane. Ecco allora sorgere a Castello numerosi cantieri, sia come appoggio all’Arsenale che per la realizzazione di imbarcazioni più piccole e leggere per la navigazione lagunare.
San Foca, Patrono dell'Arte dei Calafati
Foca abitava a Sinope, nel Ponto Eussino in Grecia, dove visse tra il I e il II secolo; di mestiere faceva l’ortolano ed in città egli era apprezzato e benvoluto da tutti per la sua generosità e per la sua ospitalità.
Di queste sue virtù ebbe modo di darne una commovente dimostrazione a due soldati che, stanchi ed affamati, un giorno si presentarono alla sua porta per chiedere indicazioni in merito ad un cristiano che abitava là intorno e contro il quale era stata pronunciata la condanna a morte. Gli sgherri, che non lo conoscevano di persona, vennero da Foca fatti accomodare in casa, dove egli li pregò di trattenersi a pranzo. Nel mentre i due si rifocillavano, Foca si spostò nell’orto e scavò la propria fossa; al termine rientrò in casa e dichiarò ai due soldati la propria identità, pregandoli anche di non porre indugi nell’esecuzione della sentenza. La leggenda vuole che egli fosse gettato nella fossa assieme a numerosi serpenti, ma che i rettili si astenessero dal morderlo. Incapaci di cogliere il segno della santità e della divina protezione, i due carnefici lo uccisero alfine con le loro mani.
A Venezia San Foca è raffigurato accostato ad un timone, il simbolo emblematico della nave ma anche la metafora della saldezza della rotta nella fede.
Arzanà, l'elogio ai calafati di Dante
Ora siamo in un freddo mattino del 1300. Dante ci accompagna nella quinta bolgia dell’ottavo cerchio e, per farci capire le atroci punizioni riservate ai malversatori, descrive un luogo che gli è rimasto impresso (anche se non è certo che a Venezia ci fosse realmente mai stato). Come d’inverno, quando non si naviga ed è tempo di manutenzione delle navi, la pece viene fatta bollire nell’Arsenale di Venezia, così c’è chi costruisce nuove barche, chi tura con la stoppa le falle, chi ribatte la prua e chi la poppa, chi fabbrica remi e chi sartie, chi rattoppa la piccola vela di terzeruolo e chi la vela maggiore l’artimone.
Quale ne l’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno – in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa –
(Versi tratti da: Dante Alighieri, Inferno, Canto ventunesimo)
Il marchio dell'iniziativa, omaggio a De Barbari
La veduta prospettica a volo d’uccello di Jacopo de’ Barbari realizzata con la tecnica della xilografia descrive dettagliatamente la città di Venezia, all’anno millecinquecento. Ne esistono diversi stati di stampa ed è considerabile a pieno titolo un capolavoro.
E proprio nella grande rappresentazione a volo di uccello di Venezia di Jacopo de Barbari, a cui si ispira la comunicazione e il marchio di questa iniziativa, si potevano già scorgere gli squeri presenti ancora oggi.
Data la sua complessità si ritiene che la veduta sia il risultato di un lavoro corale, di varie persone con competenze scientifiche specifiche: dal rilievo, al disegno, all’intaglio della matrice xilografica, alla stampa, coordinate da Anton Kolb, il committente. La veduta è realizzata nel corso di tre anni prima del millecinquecento, anno segnato all’interno della carta. Nel decennio successivo si operano modifiche per aggiornarla e mantenerla nel mercato, come confermano i pochi documenti conservati.